Esistono una miriade di oli di semi, prodotti in versioni “non raffinato”, “raffinato” e, più di recente, “ad alto oleico”. Molti di questi oli (es. olio di palma e olio di colza) sono impiegati solo nelle produzioni industriali. Altri, soprattutto nelle versioni “non raffinate”, sono utilizzati da particolari cucine “etniche”.
Gli oli di semi che troviamo comunemente in commercio, sono oli di semi “raffinati”, cioè che sono stati sottoposti ad un trattamento che li rende con colore e sapore particolarmente “neutri” e al contempo ne innalza il “punto di fumo”.
I più comuni, che troviamo su tutti gli scaffali dei supermercati, sono:
• Olio di arachidi
• Olio di girasole
• Olio di mais
• Oli di semi vari e oli “per fritture”
Sconsigliato l’uso di oli di semi vari e di quelli “per fritture” in quanto troppo spesso sono prodotti di modesta qualità e soprattutto solo raramente è dato di conoscere con quali ingredienti sono realizzati.
Tra gli altri tre (arachidi, girasole e mais) quello da preferire è l’olio di arachidi, perché i grassi che lo compongono sono di una qualità migliore, non degrada con il tempo e l’esposizione alla luce e soprattutto ha un punto di fumo particolarmente elevato.
Negli ultimi anni sono apparsi (alcuni riapparsi) sugli scaffali dei supermercati, prevalentemente nel reparto bio, numero si altri oli (olio di avocado, di mandorle, di noci, di riso, di semi di lino, di semi di sesamo, di semi di soia, di vinacciolo, ecc.) alcuni dei quali hanno caratteristiche decisamente interessanti.